E' un'età sperimentale. Ho la strana sensazione che nessuno è stato vecchio prima di me. La vecchiaia di chi mi ha preceduto non mi fa da modello e non mi prepara a niente. Per il corpo di ognuno, quando succede è la prima volta...
Nell'età in cui il passato è
la maggioranza del tempo,
i ricordi dovrebbero avere un peso schiacciante. Per me no, perché dimentico tutto, anche i sogni. Nemmeno sfoglio album di fotografie per frugare nel mucchio. I ricordi mi affiorano da soli, suscitati da un suono, un odore, un contatto di pelle. Posso scacciarli, ma non posso impedire che mi si presentino. Qualche volta li ringrazio per il ritorno a luoghi e persone che ho dimenticato. In casi speciali diventano storie scritte, perché si piantano davanti e vogliono durare. Trasformarli in pagine permette di passare più tempo insieme. Mi accorgo di non poterli correggere, di non poter dare loro un altro svolgimento. Non ammettono varianti, i ricordi. Però posso fare in modo che le persone di quel particolare passato si comprendano meglio, siano più pronte di riflessi durante i loro scambi. Ogni ricordo offre al passato una seconda volta, ogni sua visita ripete l'intensità con sfumature differenti...
Il frequente ricorso alla reclusione di anziani dentro gli ospizi, oggi chiamati gentilmente residenze e case di riposo, avvisa uno della mia età dell'urgenza di scongiurare tali internamenti. Si sta tra i pronti a essere scartati, segregati: bisogna agire in tempo e con destrezza. Inesorabilmente vecchi, sì, ma conservati arzilli, indipendenti e a piede libero.
Il frequente ricorso alla reclusione di anziani dentro gli ospizi, oggi chiamati gentilmente residenze e case di riposo, avvisa uno della mia età dell'urgenza di scongiurare tali internamenti. Si sta tra i pronti a essere scartati, segregati: bisogna agire in tempo e con destrezza. Inesorabilmente vecchi, sì, ma conservati arzilli, indipendenti e a piede libero.
Erri De Luca, Ines de la Fressanges, L'età sperimentale
Feltrinelli, Milano 2024, pp. 21, 59,