4.2.20

LO STUPORE DEL MALE


Per la prima volta capii di essere considerata una non-persona, un pezzo (uno Stuck, appunto) che stava per essere caricato su un vagone e portato chissà dove. I timori peggiori erano veri. Vere le previsioni a cui non avevo voluto dar credito: non mi ero posta troppe domande e non avevo la capacità, il buon senso, la maturità, l'intelligenza e la fantasia necessari per immaginare quello che avevano preparato per noi...
Era un continuo stupore. Venivo da un mondo fatto di persone buone, miti, da una famiglia in cui non si litigava, in cui ci si voleva bene, appartenente a una borghesia quieta. Per questo - anche dopo aver attraversato tutti i passaggi intermedi che avrebbero dovuto prepararmi al peggio - quell'orrore andava oltre la mia capacità di comprensione...
Per uscire dall'incubo l'unico modo era voltare la faccia dall'altra parte, non vedere. Mi sono sempre proibita di vedere. Ho dovuto diventare vecchia per accettare di vedere le cose che mi erano capitate sotto gli occhi e che mi ero limitata a guardare. Un conto è guardare e uno conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere...
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?" rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe. Perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. E' come assistere a un naufragio da una distanza di sicurezza. Non importa quanto grande sia la nave o quante persone abbia a bordo: il mare la inghiotte e, un attimo dopo, tutto torna uguale a prima.

Liliana Segre, La memoria rende liberi 
Rizzoli, Milano 2019, pp. 90,91, 94,95, 115,116, 224,225