5.1.07

UNA GUERRA PERSONALE


"Credo che neanche i terroristi più incalliti sappiano davvero cosa capiti loro. E può capitare a chiunque. Qualcosa scatta nel subconscio, ed è fatta. Le motivazioni non hanno tutte la stessa consistenza, ma di solito sono cose che si prendono così" dice schioccando le dita. "O ti cadono in testa come una tegola oppure si radicano in te come un verme solitario. Dopo, non guardi più il mondo come prima. Hai solo un'idea fissa: sollevare questa cosa che ti tormenta corpo e anima per vedere cosa c'è sotto. Da quel momento non puoi più fare marcia indietro. D'altra parte non sei più tu a comandare. Pensi di fare di testa tua, ma non è vero. Sei solo lo strumento delle tue frustrazioni. Per te, la vita e la morte sono la stessa cosa. In qualche modo hai rinunciato per sempre a tutto ciò che potrebbe farti tornare sulla Terra. Fluttui. Sei un extraterrestre. Vivi nel limbo, a caccia di uri e liocorni. Non vuoi più sentire parlare di questo nostro mondo. Aspetti solo il momento di passare all'atto. L'unico modo di recuperare quel che hai perso o correggere quel che hai sbagliato. In poche parole, l'unico modo di diventare una leggenda è chiudere in bellezza: trasformarti in un fuoco d'artificio a bordo di uno scuolabus o in un siluro lanciato a rotta di collo contro un carro armato nemico. Bum! Il grande salto e, come premio, lo status di martire. Il giorno della soppressione del tuo corpo diventi, così, ai tuoi occhi, il solo momento in cui cresci nella stima degli altri. Il resto, il giorno prima e il giorno dopo, non è più affar tuo: per te, non c'è mai stato".

Yasmina Khadra, L'attentatrice
Mondadori, Milano 2006, pp. 88,89
Foto by Wmacphail