
Un giorno ho riempito lo zaino di cose alla rinfusa, ho affittato un asino al mercato e sono partito per il deserto. Da queste parti non è una cosa straordinaria fare una gita nel deserto, neanche per un periodo piuttosto lungo...
Il deserto è bello, un posto incredibilmente pulito e puro. Nulla ci può marcire lì: se una cosa muore si mummifica immediatamente e si pietrifica. Il suo silenzio è tonificante e squisita è l'aria asciutta che passa sul corpo come una medicina che raschia via tutte le impurità. E anche il sole è puro e mite, è un padre che insegna, dolcemente severo, a rimanere nell'essenziale e a disperdere tutto il superfluo...
Il deserto ha molte cose belle, ma niente dà più pace agli uomini che lo trafficano che starsene supini la notte al cospetto del suo cielo. L'aria asciutta ha perso anche i minimi vapori del giorno e le stelle vengono giù a cascata da un soffitto basso basso colorato di un violetto traslucido come acqua; si direbbe che ti piovano addosso a catinelle...
Nel deserto ci sono molte cose da vedere e sentire e odorare. E ognuna ha un grande spazio attorno a sé. Un cespuglio striminzito di mirto manda un profumo molto intenso, ma è il solo cespuglio nel raggio di molti chilometri, ed è l'unico odore che si può percepire in quel momento. Con lo sguardo puoi abbracciare diverse ore di cammino e molte montagne e depressioni e piste che si perdono oltre l'orizzonte, ma niente è ammonticchiato alla rinfusa, niente si sovrappone e confligge come capita in città. Così ogni rumore è ben distinto e libero di muoversi all'infinito. Tutto questo è molto riposante, tutto questo dà un senso di grande ordine e pulizia che rende agevole il cammino e lascia liberi di pensare in tranquillità.
Maurizio Maggiani, Il coraggio del pettirosso
Feltrinelli, Milano 1995 pp. 53,55,56
Foto by O!ivier