15.5.07

UN'ANIMA ELEGANTE


La mamma credeva in una cosa sopra ogni altra: credeva nell'amore. Credeva che l'amore fosse in grado di curare, aggiustare, ricucire e portare tutto a un lieto fine... e così è stato...

Se mi volto a guardare alla vita di mia madre e a tutti i suoi successi, ciò di cui vado più orgoglioso è senz'altro il contributo che ha dato alla nostra società con il suo lavoro per i bambini...

Robby e John Isaac, fotografo Unicef e amico di mia madre, raccontano entrambi un episodio che non dimenticheranno mai. Nessuno in quei campi sapeva chi fosse mia madre. Vedevano atterrare un aereo o un elicottero, ed ecco che ne emergeva questa donna magra come loro, gentile e premurosa, con qualcosa nello sguardo che rendeva possibile un contatto. Alla fine di una di queste visite, entrarono in una rozza struttura, dove si era formata una lunga coda di bambini, tutti in attesa del loro unico pasto: una ciotola di quell'impasto di avena che l'Unicef usa nelle situazioni più disperate. Mia madre era assorta in una conversazione con uno dei funzionari, quando sia Robby che John notarono una ragazzina nella lunga fila di bambini affamati. Sembrava trasfigurata alla vista di quella donna sconosciuta, che aveva probabilmente visto mostrare tanta compassione agli altri bambini. Man mano che la coda si accorciava, portandola sempre più vicina al suo pasto, la lotta interiore che questa bambina stava combattendo divenne sempre più evidente. Dava un'occhiata alla cima della fila, probabilmente accecata dalla fame, eppure qualcosa la allontanava dal cibo e la spingeva verso mia madre. Questo dilemma traspariva dai suoi occhi. I due istinti più basilari della vita stavano combattendo: il bisogno di cibo, per sopravvivere, e il bisogno di correre fra le braccia di una donna che offriva in quel momento un senso inspiegabile di speranza e di sicurezza, che si ha solo da una madre. Finalmente i loro occhi si incontrarono. Mia madre divenne improvvisamente silenziosa. Quando la bambina raggiunse la fine della coda, guardò il proprio piatto, il cibo, e in un impeto improvviso lasciò la fila per gettarsi fra le braccia di mia madre. Il bisogno di affetto, di essere accolta da quella donna misteriosa, aveva vinto per quel breve istante sul bisogno di sopravvivere.

Sean Hepburn Ferrer
, Audrey Hepburn
Tea, Milano 2007, pp. 217, 191, 185
Foto by John Isaac, Unicef