20.9.07

UNA CORSA DIETRO AL TEMPO


Per quanto mi aggrappi agli istanti, gli istanti si sottraggono: non ve n'è neppure uno che non mi sia ostile, che non mi ricusi e non mi significhi il suo rifiuto di compromettersi con me. Tutti inabbordabili, essi proclamano l'uno dopo l'altro il mio isolamento e la mia disfatta.
Noi possiamo agire soltanto se ci sentiamo condotti e protetti da loro. Quando ci abbandonano, manchiamo della molla indispensabile alla produzione di un atto, sia esso capitale o insignificante. Sguarniti, senza sostegni da nessunan parte, affrontiamo allora una sventura inusitata: quella di non avere diritto al tempo...
Gli altri cadono nel tempo; io invece sono caduto dal tempo. All'eternità che si ergeva al di sopra di esso succede quest'altra che si pone al di sotto, zona sterile dove non si prova più che un solo desiderio: reintegrare il tempo, innalzarsi ad esso a ogni costo, appropriarsene una particella per insediarvisi, per darsi l'illusione di una dimora propria.

Emil Cioran, La caduta nel tempo
Adelphi, Milano 1995, pp. 117,118
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