
Negli anni di vagabondaggio a Vienna, Hitler aveva indubbiamente l'aspetto di un bohémien. Chi lo conobbe in quell'epoca ricorda il suo cappotto nero troppo lungo e sgualcito che gli arrivava fino alle caviglie e che aveva piuttosto l'aspetto di un caffettano (dono di un ebreo magiaro, negoziante di vestiti usati, da lui incontrato nel tetro dormitorio e diventato suo amico occasionale), la sudicia bombetta nera che portava tutto l'anno, i capelli ispidi spazzolati all'ingiù sulla fronte, secondo la pettinatura che mantenne anche negli anni successivi, e che gli scendevano dietro sul colletto sporco della camicia. Sembrava infatti che egli si facesse tagliare i capelli e radere la barba assai di rado, sicché il suo volto di solito era ricoperto da un principio di barba nericcia. A prestare fede a Hanisch, diventato in seguito artista da strapazzo, Hitler aveva l'aspetto di "uno spettro, di quelli che raramente si osservano tra i cristiani".
William Laurence Shirer, Storia del Terzo Reich
Einaudi, Torino 1962, p. 30
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