12.12.09

IL SENSO DEL "NATALE"

Che cosa aveva di speciale la divinità della scrittura sacra che irrompeva in margine al Mediterraneo nel tempo e nel luogo più politeista della storia dell'umanità? Sulle coste fumanti di altari dedicati alle più innumerevoli schiere divine, spuntava la notizia di una divinità unica e sola che escludeva tutte le altre. Cosa aveva di più il monoteismo per cancellarle dalla superficie del suolo e dalle profondità dei riti?
La sua notizia non si appoggiava su un popolo potente che poteva imporla con le armi, né impiegava la lingua dominante, l'inglese dei suoi tempi. La differenza stava e resta in questo: l'uso del verbo amare. Amava e chiedeva di essere riamata. Bussava alla più forte delle risorse umane. Nessuna delle divinità precedenti pretendeva tanto...
Non comanda di amare il remoto, sconosciuto mondo ma quello dei paraggi. Ama il prossimo che è il superlativo di vicino, il vicinissimo, che sbanda, pena, cade un metro avanti a te. Di lui sei responsabile di amore...
Così conoscerai l'amore per te stesso. La quantità di amor proprio sarà quanto l'amore dato al prossimo. Lo amerai, così come ami te stesso. L'egoista è scarso perché sviluppa poco amore, ama se stesso ma non quanto potrebbe se sviluppasse attraverso l'amore per il prossimo. L'egoista si esclude dal circuito di arricchimento dell'amore, che passa attraverso l'amore per il prossimo. L'egoista è anemico. Invece più ami il prossimo, più amerai te stesso... Amare l'altro non più di se stessi, ma come. Non si deve esagerare per entusiasmo, non si deve guastare il meccanismo sano dell'amore per il prossimo, che poi ricade sopra se stessi. La persona è importante, non deve annullarsi per l'altro e per l'altrui. Deve tenerli in pari, l'amore per il prossimo e quello per se stessi. Non c'è in questa scrittura nessuna richiesta di sacrificio di sé dentro l'amore.

Erri De Luca, Penultime notizie circa Ieshu/Gesù
Edizioni Messaggero 2009, pp. 73, 11, 78,79

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