
Ed è libero da ogni servilismo interiore, ripulisce la mente da parole e concetti uditi da altri, se non ne è intimamente convinto. Egli non obbedisce, pensa. Ma pensa per cercare di obbedire alla verità, perché sa che la più dura prigionia è quella verso se stessi e che essa può venire sconfitta solo da un amore più grande di quello verso se stessi, l'amore, appunto, per la verità che si dice come bene e come giustizia. Per questo la vita autentica è al'insegna del viaggio, dell'uscita da sé verso la realtà, fino a farsi compenetrare totalmente dalla realtà e diventare un autentico frammento di realtà, che, come una pietra o come una pianta, esiste senza la minima traccia di menzogna.
Per alcuni il viaggio verso l'autenticità sarà un esodo verso una patria, per altri solo un esodo senza patria, un'odissea senza Itaca. Penso però che per tutti valgano le celebri parole dell'Ulisse dantesco, secondo le quali, alla luce della nostra essenza di uomini, la vita autentica è quella vissuta all'insegna del bene (virtute) e dell'amore per la verità (conoscenza). Impostare tutte le relazioni sulla base di questi valori è la più grande fortuna che possa capitare nella vita.
Vito Mancuso, La vita autentica
Raffaello Cortina Editore, Milano 2009, pp. 170,171
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