18.2.10

GLI EROI SONO PERSONE COMUNI















C'è un modo di coltivare la memoria insopportabile, commemorazioni in cui per ore si ripetono riti burocratici di una noia irritante: mille ringraziamenti barocchi, un profluvio di aggettivi del tipo "barbaramente colpito nel fiore dei suoi anni da vile mano assassina". Dicono di voler tenere viva la memoria, ma questo è il modo sbagliato, soprattutto se si parla davanti a dei ragazzi delle scuole: li vedi che si annoiano, non capiscono niente, inondati da nomi e citazioni di cui non conoscono il contesto, di cui non hanno nessuna idea.
"I giovani hanno il dovere di sapere... devono ricordare...". Ma allora raccontate loro qualcosa che valga la pena di essere ricordato. Quando mi capita di partecipare a questi incontri, scelgo di parlare di mio padre come un uomo normale, non di un eroe o di un marziano, di raccontarne debolezze e curiosità. Bisogna spiegare che gli "eroi" erano persone comuni, ma con la caratteristica di avere passione infinita per le cose che facevano, uomini con cui sia possibile identificarsi, che amavano il loro lavoro e lo facevano con scrupolo...

Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là.
Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo
Mondadori, Milano 2009, p. 85

Foto by ambro91