
Di Gesù Adriano sottolinea soprattutto l'umanità. Attitudini, preferenze, piccoli dettagli, spesso trascurati dagli esegeti di professione, vengono da lui ingranditi, approfonditi e analizzati. Ad esempio, Sofri si sofferma con così tanta cura e simpatia a sottolineare l'amore di Gesù per una delle piante a lui più care: il fico. Un altro aspetto che lo colpisce nel Cristo è il suo modo che definisce inimitabile di spiazzare gli avversari. Come nell'episodio evangelico dell'adultera: "Nessun altro avrebbe pensato di fare dei segni per terra mentre quelli lapidavano una poveretta. Uno stratagemma geniale, azzardatissimo. Se avessero continuato a tirare le pietre, l'ammazzavano...".
Scrive Sofri: "Si ricorda di quei primi cristiani, che pensavano di vivere già la fine del tempo e l'avvento del Regno. Gesù aveva richiamato: non state lì a guardare il cielo, per scrutare i segni della fine. Quei cristiani erano forse troppo creduli, o troppo fatui, ma a parità di premesse erano più ragionevoli di noi. Pensavano che la fine del mondo fosse imminente e ne traevano le conseguenze. Noi leggiamo sui giornali che la Terra è spacciata, ma facciamo come se non fosse vero".
M. Lancisi, Il miscredente. Adriano Sofri e la fede di un ateo
Piemme, Casale M. 2006, pp. 125,126,143
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