23.9.07

UN MONDO SILENZIOSO


L’universo che gravita intorno ai bambini cerebrolesi è muto. Non parla e, soprattutto, non ascolta. Raramente ho visto degli adulti rivolgersi in modo spontaneo a un bambino con difficoltà neurologiche. Troppo spesso, infatti, la lesione cerebrale viene confusa con la stupidità o, peggio, con la follia. E, complice l’ignoranza, si prepara il terreno per terrificanti ingiustizie. Molti cerebrolesi, sicuramente più fortunati di altri, finiscono rinchiusi in costosissime prigioni, magari linde e profumate, gabbie dorate, ma pur sempre gabbie. E a chi non è capitato di inorridire, come tutte le brave persone civili, alla notizia dei ritrovamenti di sventurati individui legati a un letto, senza alcuna cura né fisica né morale, trattati come mostri da nascondere e di cui vergognarsi? Ma la specie umana, in una sorta di autodifesa, dimentica con incredibile facilità, e senza pensarci troppo, inserisce nel proprio vocabolario parole come handicappato, intendendo imbecille, o spastico, intendendo imbecille, o ancora encefalitico, intendendo sempre imbecille. Una persona lesa al cervello può essere di tutto: contorta, goffa, noiosa e forse anche sgradevole. Tutto. Meno che imbecille! Sono pochi quelli che si curano di aprire l’involucro per capire cosa c’è dentro. E spesso è un diamante conservato in una scatola da scarpe. Nel frattempo ci si preoccupa di infiocchettare il nostro misero pacchetto luccicante e integro, per metterci dentro poco o niente. Intanto i bambini cerebrolesi restano soli nel loro mondo silente. Forse basterebbe solamente andare loro incontro, accompagnando alle parole il semplice tocco della mano, per capire cosa e quanto abbiano da dare.

M. S. Bellini, Vestita di nuvole
Sperling & Kupfer, Milano 1996, pp. 144,145

Foto by Jasoneppink