
"Credo che il carcere sia realmente un inferno. Inizialmente credevo che fosse per le aggressività generate da chi vive dentro il carcere, agenti e detenuti che siano. In seguito ho capito che nel carcere l’assenza di amore è più radicale che altrove ed è questo che lo fa definire un inferno...
La mia esperienza terra-Cielo è legata al carcere solo in maniera contingente nel senso che sarebbe potuta accadere anche in un rifugio alpino, ai piedi di un ghiacciaio o di qualsiasi altro posto. Questa esperienza consiste nel sapere e sentire che l’Amore, che è l’essenza di tutta l’esistenza è anche dentro di me e mi unisce a tutto e a tutti ed è meraviglioso. Nel carcere, la preghiera è stato l’unico aiuto per giungere a questa coscienza d’amore...
Trovandomi in una situazione che alcuni definiscono “pena” e altri “espiazione” ho potuto conoscere che Dio è misericordia, cioè amore. Ma l’amore non ama la sofferenza gratuita come è di solito quella procurata dagli uomini che inseguono solo un criterio di giustizia. La giustizia senza l’amore è solo crudeltà...
Un detenuto è povero di tutto, di affetti e di cose e può solo permettersi di lasciarsi amare. Ricordo che i piccoli del befotrofio dove lavoravo ricevevano tante cose ma mancavano sempre della cosa essenziale: sentirsi amati. Ora se è difficile amare dei bambini abbandonati o mal seguiti, ancor più difficile è amare un adulto che ha nuociuto agli altri in diversi modi. C’è un’opera di misericordia che dice: Visitare i carcerati. Noi siamo spesso visitati ma quasi mai amati. Credo che amare un carcerato sia divino, cioè vivere il perdono in concreto. Chi porta solo delle cose non risana né il carcerato né se stesso...
Non sapevo ancora che, proprio lì, nel totale abbassamento, nella povertà e sofferenza grande, il Signore era tanto vicino. Pregavo con tenacia verso la croce che si intravedeva, anche tra la nebbia, dalla finestra del carcere. Pregavo nonostante l’oscurità che avevo dentro. Leggevo l’Antico Testamento e ricordo che mentre lo leggevo mi sentivo via via più tranquilla e anche in pace. L’angoscia cessava. Non sapevo che ciò era dovuto all’essere in ascolto della Parola di Dio".
Luigi Accattoli, Cerco fatti di Vangelo
Sei, Torino 1995, pp. 229,230
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