4.11.07

DIGNITA' NELLA SOFFERENZA

Una mattina, gli altoparlanti sputarono bruschi ordini: prendere le proprie cose e radunarsi vicino all'ingresso in silenzio. Si alzò a fatica, priva di forze. Quasi non si reggeva sulle gambe. Aiutò il padre a tirare su la madre. Raccolsero le borse. La folla arrancò verso le porte. Notò come tutti si muovessero lenti, addolorati. Perfino i bambini camminavano barcollando come vecchi, schiena curva, capo chino. Si chiese dove li avrebbero mandati. Avrebbe voluto domandarlo al padre, ma dal volto sparuto e cupo capì che in quel momento non avrebbe avuto risposta...
Il padre la guardò, e lei capì che stava leggendo nel pensiero. Le disse con molta calma che erano in grave pericolo. Non sapeva dove li avrebbero portati. Non sapeva cosa sarebbe successo...
Prima che lei potesse replicare furono spinti dentro a un treno, solo nudi vagoni senza sedili. Un convoglio bestiame, coperto. Era sporco e puzzava di rancido. In piedi accanto ai portelli la bambina guardò la grigia stazione polverosa.
Sul marciapiede di fronte, una famiglia aspettava un altro treno. Padre, madre, due bambini. La madre era carina, i capelli raccolti in una raffinata crocchia. Probabilmente stavano partendo per le vacanze. La bambina proprio della sua età, indossava un grazioso vestitino lilla. Capelli puliti scarpe lustre.
Le due bambine si fissarono da una parte all'altra del marciapiede. Anche la madre carian dalal pettinatura elaborata guardava. La bambina sul treno sapeva di avere i capelli unti e la faccia nera di sporcizia rigata dalle lacrime. Ma non chinò la testa per la vergogna. Rimase eretta, il mento sollevato. Si asciugò le lacrime.

Tatiana De Rosnay, La chiave di Sarah
Mondadori, Milano 2007, pp. 69, 71,72
Foto by Jon Kneller