
Là di fronte, in quello stesso istante, stavano bruciando i nostri compagni di viaggio del treno, tutti quelli che avevano voluto andare in automobile e tutti quelli che davanti al medico, per motivi di età o altro, si erano dimostrati inabili, esattamente come i bambini e insieme a loro le madri e quelle che lo sarebbero diventate in futuro, quelle dove già lo si vedeva, come fu esplicitamente dichiarato. Anche loro erano stati trasferiti dalle stazione ai bagni. Anche loro erano stati informati su appendiabiti, numeri, su quanto si sarebbe svolto nei bagni, esattamente come era successo a noi. E ci sarebbero stati anche i parrucchieri - così affermò qualcuno - e sarebbe stato dato loro anche il sapone. E poi pare che siano stati condotti nel locale delle docce dove, mi giunse voce, c'erano gli stessi tubi: solo che invece dell'acqua veniva fatto uscire del gas. Tutto questo non lo sono venuto a sapere in una volta, ma a poco a poco, con aggiunte di particolari sempre nuovi, alcuni dei quali venivano messi in discussione, altri invece venivano confermati e addirittura ulteriormente completati. Nel frattempo quella gente veniva trattata - come sentii dire - con molta gentilezza, veniva accudita amorevolmente, i bambini venivano fatti cantare e giocare a palla e il luogo dove venivano sterminati con i gas pare che fosse situato tra prati, boschetti e aiuole di fiori: per questo alla fine avevo l'impressione che fosse una specie di burla, uno scherzo goliardico o qualcosa del genere.
Imre Kertész, Essere senza destino
Feltrinelli 2006, pp. 95,96
Foto by Qba